Nel 21° secolo il mondo è cambiato più che mai, e lo sport ha seguito questa trasformazione pur restando fedele a se stesso, alla tradizione del gioco e molto spesso del contatto con la natura. Ma è cresciuto anche in altri modi; oggi possiamo guardare e fare sport online (tramite giochi VR), possiamo scommettere su di esso online con Bonus Benvenuto Scommesse e divertirci tramite streaming live. Cambiano i modelli, cambiano le abitudini e cambiano anche i giocatori: ecco la più grande preoccupazione di tutti noi appassionati di golf: il ricambio generazionale.
Meno golfisti, più preoccupazioni
Il calo registrato negli ultimi anni, per quello che riguarda i nuovi golfisti, deve sicuramente far pensare a una necessaria rivisitazione del settore, inteso non soltanto come impianti, strutture, costi e servizi, ma a detta di qualcuno, anche del gioco vero e proprio. Qualcosa si sta già muovendo in questa direzione, ma la strada intrapresa è ancora lunga.

Il golf deve cambiare?
Spaventati dai cambiamenti che hanno portato le trasformazioni tecnologiche degli ultimi anni, molti appassionati di golf, professionisti o semplici amatori come me, hanno iniziato a chiedersi se il golf non fosse una sport ”vecchio”. D’altra parte è sempre uguale da almeno cinque secoli… E come può uno sport vecchio attrarre nuovi giocatori? Come può avvenire quel cambio generazionale tra baby boomer e millennial?
Com’è cambiato e come deve cambiare il golf nel 21° secolo

Il mondo del golf è diviso in due: c’è chi vorrebbe portare avanti la tradizione, senza cambiare nulla, e chi invece crede che la trasformazione dello sport in un’ottica, diciamo così, più “consumistica” sia assolutamente necessaria. Uso questo termine perché mi sembra quello che si adatta meglio al contesto, intendendo un gioco più semplice e fruibile da tutti in poco tempo, più economico, più veloce da imparare e da giocare, più divertente nell’immediato.
Ma servono davvero giochi più veloci e divertenti, sull’onda del consumismo sfrenato che propinano i media? Secondo me no: la bellezza del golf risiede proprio nel contrario, nella lentezza, nella calma e nel silenzio. Trasformare i club e le buche in piccole Disneyland per giocatori mordi e fuggi non ha senso, sia nel breve che nel lungo periodo. Ma questo è uno scenario catastrofico dal quale, per fortuna, siamo ancora molto lontani.
Le trasformazioni del golf
Attrarre giovani e famiglie: questo sembra l’imperativo del mondo dello sport al giorno d’oggi. E come fare? Un modo ormai acclamato sembra quello di rendere l’ambiente sportivo il più fruibile possibile per il nuovo target: se fino a poco tempo fa il golf era praticato soltanto da uomini over 35, e bastavano un o spogliatoio e un bar per fare tutti contenti, oggi i centri sportivi e i club si stanno attrezzando per offrire servizi diversi. Un esempio è l’offerta di professionisti disponibili per lezioni private o per suggerimenti rapidi a chiamata, magari per tutta la giornata oppure su una singola buca.
Nuovi giocatori, nuovi servizi

Un altro cambiamento operato da club e impianti, riguarda l’attrezzatura: il golfista neofita non dovrà più supportare un investimento iniziale oneroso, ma potrà noleggiare mazze e palline ogni volta che vorrà. Anche i servizi di ristorazione si adeguano allo svecchiamento del golf, offrendo soluzioni “fast” e “gourmet”, allineandosi agli ambienti più accoglienti e tecnologici, più simili alle palestre moderne che ai vecchi club del nostro immaginario. Il giocatore diventa cliente, quindi richiede un’assistenza superiore.
I 21° secolo, con i suoi ritmi frenetici, è riuscito a scalfire anche la tradizionale calma serafica di uno sport antico. vedremo fino a che punto.
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